<<Che succede?>> Chiese Anne.

“Dopo le ferite subite e la perdita di sangue, Aveline ha perso i sensi. Non temere dovrai attendere per poco.”

<<Ok>>

Poco dopo infatti la vista tornò a schiarirsi ed Anne potè vedere dove si trovava: era in una camera da letto stretta e lunga, la porta era vicina alla parete di sinistra mentre il letto occupava lo spazio tra la parete di destra e la porta, con i piedi appoggiati al muro, e prendeva metà della lunghezza della stanza. Dietro la testata del letto c’erano un tavolo con una sedia posti sotto alla finestra, sopra la quale Aveline vide i suoi abiti, mentre sulla parete opposta c’era un semplice armadio.

Aveline si sentiva stordita ed aveva le vertigini, riusciva a stento a mettere a fuoco l’ambiente circostante. Vide una figura seduta ai piedi del letto; le ci volle un po’ per metterla a fuoco ma poi capì chi era: si trattava di Patience, che aveva passato la notte lì con lei.

Aveline cercò di attirare la sua attenzione.

<<….Mmh.. Pah- Patience… >>

Ma Patience non la sentì, allora Aveline provò di nuovo a chiamarla cercando di tirare fuori la voce.

<<…Patience!…>>

La pervase immediatamente un forte mal di testa;  riuscì però a svegliare la sua amica.

Patience sbatté gli occhi qualche volta, poi si voltò verso Aveline e, sebbene fosse distrutta si rese conto che era sveglia.

<<Aveline!>> Esclamò <<Aveline! Sei sveglia finalmente>>

<<Patience, ti prego non urlare, mi scoppia la testa>> gemette Aveline.

<<Si, scusami, è che sei rimasta priva di sensi per due giorni>>

<<… Mmh… non è possibile… >>

<<Si invece: dopo che abbiamo superato quella parete rocciosa, sei svenuta e non ti sei più ripresa fino ad ora>>

<<… Ok… Dove siamo?>>le chiese Aveline con un filo di voce

<<Siamo al villaggio che avevi visto, e questa è la casa dell’uomo che ci ha soccorse. Ora però non ti affaticare, riposati. Io vado ad avvisarli che ti sei svegliata>>

Detto questo Patience si alzò ed uscì dalla stanza.

Aveline chiuse gli occhi e cercò di rilassarsi, nella speranza che il mal di testa cessasse, o almeno diminuisse.

Poco dopo Patience tornò assieme ad altre due persone, un uomo ed una donna. L’uomo era alto, sulla trentina, con fisico tonico e spalle larghe; indossava una canotta grigio chiaro, dei pantaloni da lavoro ed un paio di stivali di pelle.

La donna di fianco a lui gli arrivava alle spalle ed era di poco più giovane: indossava un abito lungo fino a i piedi, bianco sopra e beige sotto, senza maniche e con la gonna che si allargava a partire dai fianchi.

Patience si rivolse ad Aveline: <<Aveline, loro sono Brigitte e Lewis. Questa è casa loro. Ci hanno soccorse quando sei svenuta>>

Un flebile “grazie” uscì dalle labbra di Aveline.

<<Stai distesa e riposati. Brigitte ti porterà qualcosa di caldo: hai perso molto sangue ed hai bisogno di riprenderti>> Disse Lewis, rivolgendosi poi a Brigitte <<Vado ad avvisare il dottore che si è svegliata>>

Entrambi uscirono dalla stanza lasciandole sole.

Aveline chiese a Patience <<Mi spieghi cosa è successo e come siamo finite qui?>>

Patience andò a sedersi nuovamente ai piedi del letto, e iniziò a raccontarle ciò che era accaduto: <<Allora… Quando sei svenuta io non sono più riuscita a camminare perchè dovevo sorreggerti. Ho quindi iniziato a chiamare aiuto: fortunatamente Lewis stava uscendo da uno dei campi che avevamo ai lati, e appena ci ha viste ci ha soccorse. Ti ha caricata sul suo carretto e ti ha portata di corsa qui.

Quando siamo arrivate ti ha fatta stendere sul tavolo da pranzo, e poco dopo di noi è arrivato anche un dottore che ti ha medicata e ti ha cucito le ferite. Poi Lewis ti ha portata qui e  io, lui e sua moglie ti abbiamo vegliata a turno tutta la prima notte, poiché il dottore aveva detto che avresti potuto non superarla. Fortunatamente, ad eccezione della febbre, non hai avuto problemi. La mattina seguente è tornato il dottore e dopo averti visitata, ci ha lasciato alcune indicazioni per tenere sotto controllo la tua temperatura e per aiutarti a riprenderti. Poi siamo rimaste io e Brigitte, mentre Lewis era nei campi: io ho cercato di aiutarla con le faccende per sdebitarmi, senza però uscire di casa perché ti volevo tenere sempre d’occhio. Due o tre volte è venuto anche il dottore per visitarti, e questi due giorni sono trascorsi così>>

<<Ah… Ho capito… non possiamo restare molto altro tempo, Connor ci sta aspettando>>

Patience le rispose un pò scocciata: <<Ascoltami bene: tu non vai da nessuna parte in queste condizioni. Il mio addestramento può attendere ancora qualche altro giorno. Andremo via solo quando ti sarai ripresa>>

Aveline non aveva le forze per discutere con lei, e comunque dovette ammettere che la sua compagna aveva ragione: in questo stato non sarebbe riuscita ad andare lontano, quindi le rispose: <<Ok, ma al massimo un altro paio di giorni, poi partiamo. La tenuta di Davenport non è lontana da qui: se partiremo la mattina presto, riusciremo ad arrivare prima che il sole raggiunga il suo apice. Solo che se non partiamo non arriveremo mai>>

Patience le rispose con tono calmo: <<Tranquilla, ci arriveremo. Aspettiamo che tu ti senta meglio e poi partiamo, va bene?>>

<<Ok, d’accordo>>

<<Bene adesso io torno di sotto, tu pensa a riposarti>>

Aveline si rilassò e cercò di dormire.

Anne di nuovo non vide più niente.

“Anne, ascolta: ho intenzione di farti saltare il periodo in cui Aveline si rimette in forzw, poiché non può accadere niente di rilevante.” Le disse Elena attraverso le cuffie.

<<Ok, per me va bene>>

“Bene, allora ti faccio uscire dalla simulazione per ricaricare il ricordo.”

<<Ok>>

“Pronta… Uscita”

In un istante Anne venne accecata dalla luce, e un secondo dopo si trovò nel corridoio della memoria.

“Ok, inizio a caricare il ricordo dal momento in cui riprendono il viaggio.”

<<Ok, ci vorrà molto?>>

“No, non devo fare un grosso salto temporale. Tra poco ti rimando dentro”

<<Perfetto>>

Anne, si mise in attesa di rientrare ripensando a ciò che aveva visto. Poco dopo Elena la risvegliò dai suoi pensieri: “Anne siamo pronti, ti faccio tornare da Aveline.”

<<Ok, Quando vuoi>>

“Uscita dal corridoio della memoria”