Lentamente l’ambiente circostante iniziò a materializzarsi tutto intorno ad Anne, finché non tornò a vestire i panni di Aveline e a provare le sue stesse sensazioni: il braccio le faceva ancora molto male e si sentiva spossata. Ora però era un po’ più in forze rispetto a prima e ce la faceva a stare in piedi da sola. Il mal di testa era passato grazie al riposo di un paio di giorni.

Adesso si trovava alle porte del villaggio in cui erano state ospitate lei e Patience fino alla sua ripresa. Finalmente era riuscita a convincere tutti, soprattutto la testarda della sua amica, che era pronta per rimettersi in viaggio. Aveva promesso che una volta arrivate alla tenuta di Davenport sarebbe rimasta ancora qualche giorno a riposo, fino al recupero completo delle forze. A queste condizioni tutti acconsentirono a farle ripartire. Infondo si trattava di un viaggio di poche ore, poiché ormai erano vicine alla loro destinazione.

Lewis, sua moglie e Larry avevano voluto accompagnarle fino alle porte del villaggio per salutarle ed augurargli buon viaggio.

<<Ecco, tenete. Vi ho preparato queste provviste. Così potrete affrontare il viaggio senza i morsi della fame!>> Disse Brigitte con un sorriso e porgendo a Patience un fagotto contenente delle pagnotte e alcuni biscotti.

<<Grazie infinite>> Sorrise Aveline.

<<Mi raccomando, non lasciate mai il sentiero: questi boschi sono pieni di animali feroci>> Le avvisò Lewis.

<<Tranquillo. Non ce ne dimenticheremo mai più!>> Esclamò Patience.

<<Fate buon viaggio ragazze>> Disse Larry, facendo per stringere la mano a Patience.

<<Non finirò mai di ringraziarvi per quello che avete fatto per noi. Se non fosse stato per voi, a quest’ora probabilmente non sarei qui. Non lo dimenticherò mai>>

Aveline salutò affettuosamente tutti e tre con un mezzo abbraccio. Dopodiché le ragazze si rimisero in cammino seguendo attentamente il sentiero. Per diversi minuti nessuna delle due parlò. Patience era profondamente dispiaciuta per tutto quello che aveva causato e le si leggeva in faccia. Purtroppo era anche tremendamente orgogliosa e probabilmente non aveva quasi mai chiesto scusa a nessuno in vita sua. Alla fine decise di rompere il silenzio:

<<Aveline, ascolta: mi dispiace tantissimo per quello che ti ho causato. Per colpa mia avresti potuto rimetterci la pelle, e nonostante questo non hai esitato neanche un secondo a salvarmi la vita>>

<<Patience non ce l’ho con te, davvero. Ma vorrei che tu capissi che non si può essere così precipitosi quando non siamo sicuri del pericolo che corriamo. Sicuramente ti ritroverai ad affrontare missioni ben più pericolose di ciò che abbiamo affrontato. Saper ponderare il più possibile le proprie mosse è fondamentale. Che ti serva di lezione per il futuro. Non solo rischi di morire tu, ma anche di compromettere i tuoi eventuali compagni e far morire anche loro>>

<<Capito. Ti garantisco che un’esperienza del genere non si dimentica. Non farò mai più una cosa del genere. Mi dispiace davvero tantissimo>>

<<Non pensarci, è acqua passata. Io me la caverò. L’importante è imparare dai propri errori>>

<<Senza dubbio…>>

Patience guardava a terra con aria colpevole. Aveline sorrise alla sua amica e le dette una pacca sul braccio per farle capire che era tutto a posto e che non aveva da preoccuparsi della sua reazione.

<<Come ti senti?>> Le domandò Patience

<<Sento che sto riacquistando lentamente le forze, ma fa ancora molto male, soprattutto le cuciture che tirano>>

Il medico le aveva accuratamente suturato e medicato la ferita, e le aveva fasciato il braccio con delle garze per tenerla lontano da sporco e germi. In più le aveva dato una fascia da portare attorno alla spalla, in modo da sorreggere il braccio e non provocare la riapertura dei tagli. Brigitte inoltre le aveva regalato degli abiti più comodi da mettere per stare a letto, mentre suo marito le aveva dato una delle sue camicie da indossare sotto la giacca per riprendere il viaggio. Aveline ripensò a quelle persone così gentili con un sorriso, e decise che prima o poi sarebbe dovuta tornare a trovarli.

Intanto le ragazze procedevano sul sentiero, anche se un po’ a rilento: essendo partite di prima mattina sarebbero dovute arrivare alla tenuta più o meno a mezzogiorno. L’aria piano piano si stava leggermente scaldando. Il bosco che costeggiava il sentiero da entrambi i lati era ormai colorato di arancione, giallo e rosso, i bellissimi colori dell’autunno. Nel silenzio si poteva udire il rumore della leggera brezza che accarezzava le chiome degli alberi.

Era piacevole camminare con quell’atmosfera idilliaca. Aveline apprezzava molto il silenzio e lo stare in mezzo alla natura, ma Patience si stava rivelando una chiacchierona, perciò il tragitto si divenne un po’ più rumoroso del previsto. Si divertiva a commentare qualsiasi cosa, anche un albero messo di traverso, e per ogni commento doveva aggiungere il racconto di una delle sue avventure. Inizialmente sembrava Patience la più timida delle due, ma alla fine Aveline dovette ricredersi. Forse parlava così tanto e di continuo per sentirsi meno in colpa.

Finalmente giunsero alla fine del sentiero: di fronte a loro si trovava un piccolo villaggio, simile a quello in cui erano già state, ma lì le case erano meno simili tra loro e avevano un aspetto più umile. Quasi nessuna aveva il terrazzo ed erano piuttosto piccole. Era un villaggio molto grazioso e sembrava che tutti fossero impegnati in qualcosa: c’era chi tagliava la legna, chi stendeva il bucato, i bambini che giocavano a nascondino, chi badava agli animali nelle stalle, chi faceva le pulizie…

La chiesa si trovava più o meno al centro del villaggio ed era l’edificio più grande e più bello tra tutti. Il sacerdote nella sua tunica lunga e nera stava spazzando i gradini. Aveline e Patience gli si avvicinarono per chiedergli indicazioni: <<Buongiorno Padre>> salutò gentilmente Aveline.

<<Buongiorno figliole. Come posso aiutarvi?>>

<<Stiamo cercando la tenuta di Davenport. Connor ci sta aspettando>>

<<Ah, ma certo. È facile da raggiungere: procedete dritto fino in fondo a questa strada, poi troverete un piccolo ponte; lo attraversate e prendete la salita a sinistra. Dopo circa 200 metri vi trovate la tenuta proprio davanti, è impossibile sbagliarsi>>

<<Grazie mille Padre>> Sorrise Aveline. <<Buona giornata!>> esclamò Patience.

<<Arrivederci! Anche a voi!>>

Procedettero quindi seguendo le indicazioni del sacerdote: finalmente una strada semplice da seguire. A sentire il prete era impossibile sbagliare. Infatti dopo qualche minuto di cammino si trovarono proprio davanti la tenuta. Era una bellissima casa, molto più elegante e vissuta delle altre. Alla loro destra c’erano le stalle con almeno 6 cavalli e un grande spiazzo. procedettero lungo il sentiero fino ad arrivare di fronte all’entrata principale dell’edificio. Aveline notò un grosso taglio sul pilastro di legno sulla destra. Salirono i gradini e Patience bussò alla porta. Sentirono dei passi e poi Connor aprì: era vestito in abiti da lavoro, camicia beige e gilet marrone, pantaloni grigio scuro e stivali in pelle marroni: vestiti ben più comodi del bellissimo abito che gi aveva visto indossare Aveline. Aveva l’aria un po’ più stanca rispetto al loro ultimo incontro: qualche capello bianco spiccava in mezzo al resto di colore castano scuro; sulla fronte e intorno agli occhi aveva qualche ruga in più.

<<Ce l’avete fatta. Stavo iniziando a preoccuparmi. Aveline, ma che ti è successo?>>

<<È una storia un po’ lunga…>>

<<Venite, accomodatevi>>

Connor si spostò dalla soglia della porta e le fece accomodare in casa.

<<Ho fatto preparare una stanza per entrambe. La mia domestica vi accompagnerà di sopra, cosí potrete mettervi in comodità. Patience ti aspetto qui per cominciare subito>>

<<Sissignore…>> Rispose Patience con aria sarcastica.

Connor andò a chiamare una signora che uscì dalla stanza alla loro sinistra, e le chiese gentilmente di mostrare le stanze alle ragazze e di farle accomodare. La donna accompagnò le ragazze al piano superiore.

Arrivate di sopra indicò a Patience la stanza di destra, poi incitò Aveline a seguirla percorrendo il corridoio che passava accanto alle scale, e le indicò la prima stanza sulla destra.