Il viaggio proseguì senza intoppi, diversamente da quello di andata però si fermarono molto di più nelle locande, per rendere le cose meno scomode per Aveline.

Infatti tutto il trambusto delle ultime settimane le aveva provocato dei sintomi fastidiosi, come vertigini, mal di schiena e crampi, che proprio non volevano andarsene e si sommavano alla nausea mattutina che aveva accompagnato quasi tutti i giorni della sua gravidanza fino a quel momento.

Una sera in cui stava un po’ meglio decise di trattenersi a tavola con gli altri dopo cena. Erano soliti soffermarsi a bere e a chiacchierare dopo mangiato, ma Aveline se ne andava quasi sempre a dormire subito.

<<Come va stasera?>> Le domandò Corinne, visibilmente sorpresa del fatto che si stesse trattenendo più del solito.

<<Decisamente meglio>> Le rispose lei finendo di bere l’acqua dal suo boccale. Poi proseguì:<<Avevo proprio voglia di rilassarmi un po’ con voi>>

<<E noi siamo felici che tu ti sia aggregata! Io e Corinne abbiamo fatto una scommessa: prima che arriviamo a destinazione, riuscirò a far ubriacare Mister Sorriso>> Disse scherzosa Patience indicando Connor con la testa. Quel soprannome fece sorridere Aveline, che cercò di immaginarsi la scena. <<È semplicemente impossibile>> Disse osservandolo mentre parlava con l’oste al bancone, poco lontano da loro.

<<Beh, la birra pare gli piaccia molto…>> Disse Patience con un sorriso malizioso e sollevando leggermente il suo boccale di birra. Quindi se lo portò alla bocca e sorseggiò rumorosamente per qualche istante. Corinne fece lo stesso: si vedeva che si stavano divertendo molto ma Aveline proprio non riusciva a immaginare Connor esagerare con l’alcol. Proprio mentre rifletteva su questo, lui si avvicinò e si sedette con loro: <<Cosa mi sono perso?>> Domandò unendosi alla bevuta col proprio boccale di birra.

<<Tu che bevi?>> Le chiese incredula Aveline.

<<Perché? Che c’è di strano? Non hai mai visto un uomo bere birra?>>

<<Non ho mai visto te bere birra>> Rispose lei divertita.

<<Adesso che la missione è conclusa, mi piace rilassarmi sorseggiando della buona birra, ma senza mai esagerare>> Concluse Connor, bevendo un altro sorso.

Patience e Corinne ridevano sotto i baffi. Aveline era molto divertita da tutta quella situazione e avrebbe voluto passare più serate così in loro compagnia.

Tra una chiacchiera e l’altra e tra una battuta e l’altra, il tempo sembrò volare, e Aveline non si era mai divertita tanto. Non si sentiva così rilassata e tranquilla da moltissimo tempo. Nonostante ciò era giunta l’ora di andare a dormire: <<Grazie per la serata ragazzi>> Disse Aveline alzandosi in piedi.

<<Ma come?! Te ne vai di già?!>> Esclamò Patience, visibilmente sotto l’effetto di qualche sorso di troppo.

<<Direi di si, e dovreste fare lo stesso anche voi visto che non c’è più nessuno nel locale>>. Si guardarono intorno e si resero conto solo allora di aver fatto ora di chiusura.

<<Forza, andiamo, Aveline ha ragione>> Intimò Connor alzandosi in piedi.

<<Agli ordini!>> Disse Patience a voce alta. Corinne scoppiò in una fragorosa risata che fece divertire anche Connor e Aveline. Pian piano tutti si diressero verso il piano superiore della locanda, dove si trovavano le camere.

Patience e Corinne entrarono per prime e mentre Aveline fece per seguirle, Connor le prese la mano per invitarla a restare con lui ancora un po’ con lui. <<Ragazze vi raggiungo tra poco>> Le avvisò dalla porta. Corinne si era già buttata sul letto ancora vestita, mentre Patience sembrava intenta a spogliarsi a fatica per via dell’effetto dell’alcol. Aveline chiuse la porta e seguì Connor nella sua stanza.

Una volta entrati si chiusero la porta alle spalle e si accomodarono sul letto, seduti uno accanto all’altra. <<Che succede?>> Domandò Aveline con aria interrogativa.

<<Deve esserci per forza un problema se ti chiedo di restare un po’ sola con me?>> Rispose Connor appoggiandosi all’indietro sui gomiti.

<<Certo che no, ma è strano dato che non me lo chiedi mai>>

<<Stasera mi è sembrata l’occasione giusta visto che stai un po’ meglio>>

Aveline lo guardava ma non riusciva a comprendere quali fossero le sue intenzioni, forse perchè era trascorso davvero molto tempo dall’ultima volta che avevano avuto momenti tranquilli solo per loro.

<<Vorrei che iniziassimo a parlare di noi>>Disse Connor, scoprendo le carte in tavola.

<<Spiegati meglio>> Rispose lei confusa.

<<Che cosa siamo io e te?>>

<<In che senso? Non riesco a seguirti, Connor>>

<<Avremo un figlio, dovremo essere padre e madre per lui. Perciò dobbiamo decidere cosa fare del nostro rapporto>>

<<Oh, adesso ho capito. Potevi dirlo subito…>>

Connor fece un mezzo sorriso e si tirò su, tornando seduto davanti ad Aveline. <<Scusami, non sempre riesco a spiegarmi bene>>

<<Prima di decidere cosa siamo, credo sia lecito che io ti chieda che cosa provi per me>>

Connor le rispose: <<Nonostante tutte le difficoltà che abbiamo passato e tutto il male che ho sofferto, non sono mai riuscito a dimenticarti. Per quanta rabbia provassi nei tuoi confronti non ho mai smesso di amarti>>

Appoggiò le mani su quelle di lei e la guardò intensamente negli occhi proseguendo: <<Adesso non provo più né rabbia e né rancore nei tuoi confronti, perciò vorrei che pian piano tutto tornasse come prima>>

Aveline sorrise e rispose: <<Queste tue parole mi riempiono il cuore di gioia. Inoltre trovo che sia giusto che nostro figlio cresca con entrambi i genitori.

Vorrei che ricevesse tutto l’amore che a noi è mancato, perché so che cosa significhi crescere senza un genitore>>

<<E io senza entrambi…>> Aggiunse lui rabbuiandosi.

Aveline gli accarezzò il volto per rassicurarlo: <<Esattamente. Abbiamo un compito fondamentale. Questa sarà la missione più difficile della nostra vita, ma dovremo portarla a termine insieme>>

Aveline gli strinse la mano e gli sorrise. Connor ricambiò e poi la abbracciò teneramente. Si trovarono con i volti a pochi centimetri l’uno dall’altra, quindi si lasciarono andare baciandosi dolcemente e senza lasciarsi le mani.

<<Konnorónhkhwa…>> Le sussurrò lui quando si staccarono. Aveline lo guardò con sguardo interrogativo: <<Che significa?>>

<<Significa che ti amo>> Le rispose lui dolcemente. <<Non so perché, ma mi è venuto naturale dirtelo nella mia lingua>>

<<Non preoccuparti. Prima o poi imparerò anche io qualcosa>> Rispose lei sorridendo.

Aveline sentì di nuovo il calore che aveva provato mesi prima, quel calore che solo l’amore vero le aveva fatto percepire, scaldandole il cuore.

<<Prometto che ti insegnerò a parlare la mia lingua>> Le disse.

<<Ci conto. E lo insegnerai anche a nostro figlio>>

<<Questo è sicuro. Imparerà tutto sulle sue origini>> Rispose lui fiero.

<<Adesso è meglio che vada a dormire. Anche se sto meglio, mi sento comunque stanchissima>> Disse Aveline alzandosi dal letto.

<<Certo, mi sembra giusto. Vieni>> Le rispose Connor, che si alzò per accompagnarla alla porta.

<<Buonanotte>> Gli sussurrò lei sulla porta accarezzandogli la guancia.

Connor la salutò sorridendole e facendole cenno col capo. Aveline entrò nella stanza con le ragazze che già dormivano profondamente nei loro letti. Si spogliò e indossò la camicia da notte, ripensando a quello che era appena successo. Si mise sotto le coperte e poco dopo si addormentò.