Aveline percorse il tunnel più veloce che poteva fino a quando non raggiunse la fine, dove vide Connor e Patience che stavano affrontando il Maestro e altri sette/otto uomini. Quando fu abbastanza vicina lanciò le bombe fumogene sui combattenti.

Pochi istanti dopo una densa coltre di fumo riempì il tunnel, e favorita da questo diversivo riuscì ad eliminare velocemente due uomini, tagliando loro la gola con la sua lama celata. Poi, cercando di sfruttare al massimo la copertura del fumo, si concentrò su un altro bersaglio che riuscì ad individuare senza troppe difficoltà.

In pochi passi gli fu addosso e quando lui si accorse di essere attaccato era ormai troppo tardi: prima che potesse reagire, Aveline gli aveva già conficcato la lama nell’addome.

Mentre il corpo del suo ultimo avversario cadeva a terra, udì il rumore di altri corpi che cadevano al suolo, e quando la nube iniziò a diradarsi oltre al Gran Maestro erano rimasti solo altri due uomini, che si stupirono di essere sopravvissuti in così pochi. In quell’attimo di tregua Aveline notò che i Templari erano riusciti a trovare l’entrata di quello che, a giudicare dalla dimensione della porta, poteva essere un tempio dei precursori.

Tornò a concentrarsi sugli avversari giusto in tempo per vedere il Gran Maestro avventarsi su Connor. Poco dopo anche i due uomini rimasti, uno munito di spada e l’altro di una pesante ascia da guerra, iniziarono a correre uno verso di lei e l’altro verso Patience.

Aveline non voleva combattere: nella sua condizione era troppo rischioso, sia per lei che per suo figlio, ma era una cosa che non avrebbe potuto evitare; doveva riuscire a non farlo avvicinare troppo. Estrasse quindi il machete e si preparò allo scontro, ma quando l’uomo le fu quasi addosso, Patience le si mise davanti, in una posizione che le permettesse di affrontare entrambi.

<<Allontanati non puoi affrontarli! Hai già fatto abbastanza. Adesso ci penso io>> Le disse con fare risoluto.

Aveline rimase stupita dalla mossa di Patience, e mentre una parte di lei si sentiva messa da parte, fu felice di non dover affrontare nessuno in un combattimento corpo a corpo.

Vide Patience caricare i due uomini e riuscire a tenere testa ad entrambi impedendo a chiunque di superarla. Notò con una certa punta d’orgoglio che Connor era stato un buon Maestro e benché il suo addestramento non fosse ancora concluso, Patience era già un’ottima combattente.

Il combattimento fu un continuo di attacchi e retrocessioni sia di Patience che dei suoi avversari, fino a quando, durante un attacco simultaneo dei due uomini, un colpo dell’uomo con l’ascia un po’ troppo violento che Patience riuscì a schivare, ferì il compagno che cadde a terra.

L’uomo che aveva sferrato il colpo si fermò per un attimo, stupito di quello che era successo, istante di distrazione che però fu sufficiente a Patience per attaccarlo ed eliminarlo infilzandolo con la spada. Una volta a terra gli prese la pistola e sparò al suo compagno ferito e agonizzante, ponendo fine alle sue sofferenze.

Eliminati i due uomini rimasero ad assistere allo scontro tra Connor e il Gran Maestro Templare: fu un susseguirsi di colpi veloci e violenti e piccole pause in cui i due giravano in cerchio, uno difronte all’altro, fino a che il Gran Maestro non riuscì a disarmare Connor facendogli volare via il tomahawk, per poi colpirlo con un calcio.

Connor cadde a terra e il Templare gli si scagliò addosso, ma lui riuscì ad estrarre in tempo le lame celate e ad utilizzare per bloccare l’attacco. Era però ancora a terra con il nemico che caricava il suo peso sulla spada per rompergli la difesa.

Connor sferrò un calcio al ginocchio del suo avversario, facendolo cadere e quando fu libero dal suo peso, si rotolò di lato e con un balzo fu di nuovo in piedi. Andò velocemente a raccogliere la sua arma nel tempo che il suo avversario si alzava da terra.

Tornarono alla situazione di partenza: si attaccavano e poi si allontanavano, in un tira e molla che avrebbe visto vincitore solo chi sarebbe riuscito a  di resistere alla tensione e alla fatica meglio del suo avversario.

Durante uno degli attacchi il Templare cercò nuovamente di disarmare Connor, che stavolta riuscì a non farsi battere.

Ruppe la guardia del suo nemico, portandolo a mandare in alto la spada e in un movimento unico riuscì a ferirlo gravemente all’addome con il tomahawk.

Il Gran Maestro lasciò cadere la spada per mettere le mani sulla ferita e si accasciò a terra in ginocchio.

Connor gli si avvicinò lentamente e gli disse qualcosa nella sua lingua; il Templare allora iniziò a parlare con lui. Aveline era troppo lontana per comprendere cosa gli stesse dicendo e dovette quindi avvicinarsi.

Quando fu abbastanza vicina sentì il Maestro mormorare: <<… Perché… perché continuate a mettervi in mezzo?!>>

<<Perché ogni uomo deve essere libero>> fu la risposta di Connor.

Il Templare continuò dicendo: <<La libertà… che immensa bugia. Ogni uomo è schiavo: chi del suo ceto sociale, chi delle sue responsabilità… sotto di noi gli uomini sarebbero tutti uguali! Ci sarebbe una vera pace!>>

<<La vostra idea di pace è malata e contorta>> gli disse Connor.

<<Quella in cui credi tu è l’utopia di un bambino: la realtà è diversa dalla fantasia….>> pronunciate queste parole, si lasciò cadere a terra e morì.

Connor osservando il corpo del Maestro Templare si accorse di un oggetto che gli era caduto di tasca: lo raccolse e si fermò ad osservarlo.

Anche Aveline e Patience si avvicinarono per vedere cosa avesse trovato.

Era un oggetto strano, formato da due mezzelune sovrapposte che sull’arco esterno avevano denti simili a quelli di un ingranaggio.

Si chiesero a cosa sarebbe potuto servire, poi ad Aveline venne a mente una possibilità: <<E se fosse la chiave per l’entrata del tempio?>>

<<Probabile. C’è solo un modo per scoprirlo>> rispose Connor. Si avvicinarono quindi alla porta ed iniziarono ad esaminarla: era di pietra ma perfettamente levigata ed aveva tutta una serie di solchi che da terra arrivavano fino in cima; alcuni andavano su dritti, altri invece facevano curve a novanta e a quarantacinque gradi, quando da un lato quando dall’altro, senza un’apparente logica.

Osservando con attenzione notarono un incavo che aveva esattamente la forma dell’oggetto che avevano preso al Templare. Connor stava per inserirlo, quando Aveline lo fermò: <<Aspetta! Se questa è veramente la chiave, non è necessario aprire il tempio, visto che non abbiamo nessuna intenzione di usare l’oggetto che c’è all’interno. Basterà farla sparire, e sarà sicuramente più semplice che dover nascondere un oggetto di cui non abbiamo alcuna informazione>>

Ci fu un attimo di pausa poi Connor disse: <<Ok, hai ragione. Allora andiamocene e facciamo crollare tutto. A far sparire la chiave ci penserò io>>

Detto questo si avviarono verso l’uscita della miniera. Una volta fuori attesero Patience, che uscì pochi istanti più tardi dopo aver innescato le bombe.

<<Meglio allontanarsi>> Intimò Patience una volta fuori, e velocemente il gruppo si diresse verso l’uscita. Mentre camminavano, Aveline notò che il campo era tutto completamente bruciato e che non erano rimaste in piedi neppure le recinzioni. Evidentemente, nell’incendio scoppiato all’interno, qualche scintilla doveva aver acceso gli inneschi che avevano preparato lei e Corinne.

Una volta fuori dalle macerie del campo Templare trovarono seduta su un masso Corinne, che appena li vide scattò in piedi: <<Stavo per andarmene! Non sapevo se eravate ancora vivi!>> e prima che le potesse essere risposto qualcosa, una forte esplosione alle loro spalle li fece voltare.

Le cariche piazzate da Patience avevano fatto saltare tutta la minera, e l’esplosione aveva scagliato in aria una colonna di polvere fumo e detriti che spinse il gruppo a correre verso il folto della foresta per cercare riparo.

<<Hai esagerato! Doveva solo crollare, non saltare in aria!>> urlò Connor a Patience mentre correvano.

<<Non ero sicura che bastasse!>> rispose lei cercando di scusarsi.

<<Dovremo tornare per vedere se è comunque ben coperta>> Concluse Connor.

Si ripararono in un incavo formatosi tra il terreno ed un albero caduto, ed attesero lì che la nuvola di detriti fosse del tutto scesa a terra prima di ripartire.

Tornarono nuovamente al capanno e decisero che avrebbero aspettato lì il sorgere del sole, dopodiché Connor sarebbe andato a controllare che il tempio fosse ben coperto.