In base alle informazioni recuperate da Anne, Lyanne aveva comunicato la posizione ai suoi superiori, per consentirgli di fare delle ricerche e capire se quel Frutto dell’Eden fosse stato stato portato alla luce oppure no.

Dopo un sonno ristoratore Anne tornò dentro l’Animus: la fecero sincronizzare nella sequenza successiva, quindi qualche giorno dopo rispetto all’ultimo ricordo che aveva rivissuto. Erano tutti radunati attorno ad un fuoco acceso davanti al capanno e stavano discutendo su come agire per eliminare tutti i bersagli e demolire lo scavo.

L’idea era di far entrare nuovamente Patience e Connor, facendosi passare lui per mercenario e lei per schiava; una volta dentro Patience si sarebbe unita agli altri lavoratori all’interno dello scavo, andando a piazzare alcune cariche esplosive su i pali che sorreggevano la miniera, quindi avrebbe preparato alcune trappole avvelenate, localizzate in modo che solo le guardie venissero colpite.

Questo avrebbe fomentato la paura e la superstizione dei prigionieri, facendo sì che gli incidenti venissero attribuiti ad una qualche maledizione, creando quindi un’ondata di panico che avrebbe spinto tutti gli schiavi fuori dallo scavo.

Tutto ciò avrebbe generato scompiglio all’interno del campo, portando così tutti i vari ufficiali ed il Gran Maestro ad uscire allo scoperto per vedere cosa stesse accadendo, in modo da dare modo a Connor di eliminarli in modo silenzioso, favorito dal caos. Infine avrebbero fatto saltare lo scavo.

Nel frattempo Aveline e Corinne sarebbero rimaste all’esterno, in attesa del segnale per dare fuoco alle mura del campo. Dopodichè avrebbero lasciato Diamondhead.

<<Bene ragazzi, vista l’ora e la missione che ci aspetta domani, io vado a dormirci un po’ su>>

Concluse Patience alzandosi. Si stiracchiò un po’ e poi salutò tutti entrando nel capanno.

<<Mi sa che la seguo anche io. Buonanotte ragazzi>> Salutò Corinne dopo un rumoroso sbadiglio. Anche Aveline fece per alzarsi, ma Connor le prese la mano e la fissò per invitarla a restare con lui. Con sorpresa si rimise seduta con le gambe incrociate vicino a lui, e gli domandò: <<Va tutto bene, Connor? Devi dirmi qualcosa?>>

<<Si>> Le rispose sottovoce lui, continuando a fissare il fuoco davanti a loro. Aveline lo osservava con sguardo interrogativo: <<Va tutto bene?…>> Gli domandò ancora per farlo parlare.

Finalmente Connor alzò lo sguardo dal falò e la guardò con aria preoccupata. <<Spero che andrà tutto bene…>> disse decidendosi ad esporre le sue preoccupazioni. Poi proseguì: <<Ho questa brutta sensazione addosso che qualcosa potrebbe andare storto… Non sopporterei di perder->>

<<Non dirlo nemmeno per scherzo. Io, anzi noi, non andiamo da nessuna parte>>

Lo interruppe Aveline mettendogli un dito sulla bocca per impedirgli di finire il discorso. Gli rispose risoluta e appoggiando istintivamente una mano sul ventre.

<<Tu non capisci>> Proseguì lui <<Non hai visto in quanti sono là dentro. Ho paura che se qualcosa andasse storto non potrei proteggere te e nostro figlio>>

<<Ma perché dovrebbe andare storto qualcosa? Sei un guerriero e un Maestro, avrai già affrontato una marea di missioni come questa. Cosa ti preoccupa?>>

<<Sono solo con la mia allieva, ecco cosa. Non potrò contare su nessun altro aiuto, a differenza delle altre volte… In più questa volta rischio di perdere te…>>

Aveline lo abbracciò e gli sussurrò nell’orecchio: <<Andrà tutto bene. Lo so. Io credo profondamente in te e Patience. Altrimenti non avrei chiesto il vostro aiuto. Ce la farete>>

Connor la fissò intensamente e le accarezzò il volto. Aveline gli sorrise dolcemente per infondergli coraggio. Lui le si avvicinò e appoggiò la fronte alla sua con gli occhi chiusi: <<Forza e coraggio…>> Mormorò per tranquillizzarsi. Lei senza pensarci due volte lo baciò dolcemente abbracciandolo. Connor ricambiò il bacio facendole sentire quanto ne avesse bisogno. Quando si staccarono lui la guardò negli occhi per qualche istante e poi tornò a fissare il fuoco.

<<Adesso dovresti andare a riposarti anche tu. Domani sarà una giornata impegnativa>> Concluse con aria risoluta, come se all’improvviso qualcosa lo avesse riportato alla realtà.

Un po’ delusa, Aveline capì che aveva già fatto molto a confidarsi così spontaneamente con lei.

Decise tuttavia di riportare a galla la questione ancora in sospeso: <<Anche io avrei bisogno di parlarti, prima di andare a dormire>>

<<Di cosa si tratta?>> Domandò spostando di nuovo l’attenzione su di lei.

<<Si tratta di noi. Vorrei scusarmi con te per tutto quello che ti ho fatto>>

<<Ma Aveline, non serve. Ti sei già scusata con me, più di una volta>>

<<Si, lo so, ma tu provavi ancora troppo rancore verso di me per poter accogliere le mie scuse. Adesso che siamo più tranquilli voglio chiederti perdono per tutta la sofferenza che ti ho causato e spero con tutta me stessa che tu un giorno riesca a perdonarmi>>

<<Ti ringrazio. Non provo più rabbia nei tuoi confronti e sento che le tue scuse sono sincere>> Le rispose Connor con un mezzo sorriso.

<<Ottimo>> Rispose lei soddisfatta. Poi concluse: <<Adesso vado anche io a riposarmi per domani. Buonanotte Connor>>. Si alzò e prima di andare via gli accarezzò la spalla.

<<Buonanotte Aveline>> Le rispose lui sorridendole dolcemente. Quindi tornò a concentrarsi sui suoi pensieri.

Passarono tutto il giorno seguente preparando tutto l’occorrente per la missione. Arrivata la sera Patience e Connor si vestirono in modo da potersi infiltrare e poi partirono.

Qualche minuto dopo uscirono anche Aveline e Corinne, che iniziarono a sistemare lungo la recinzione alcuni mucchietti di foglie secche e polvere da sparo tutti collegati da una miccia che finiva nei pressi del cancello.

Avevano completato circa metà della recinzione quando iniziarono ad udire delle grida che alludevano a morti strane e a maledizioni. “Ottimo. Il diversivo di Patience ha funzionato” pensò Aveline. Tuttavia, mentre preparava l’ultima fila di inneschi, udì i rumori di un combattimento, di grida e di spade che cozzavano. Sentendo questo si allarmò: “cosa succede? Non avrebbe dovuto esserci uno scontro”. Finì velocemente di preparare gli inneschi e andò al cancello principale che era già aperto.

Alcuni schiavi e mercenari stavano fuggendo, non solo per il diversivo creato da Patience, ma anche perché nel campo era scoppiato un incendio di cui non si era accorta perchè il vento aveva portato il fumo dalla parte opposta rispetto a dove si trovavano lei e Corinne. Vide che Connor stava affrontando un uomo e dalle vesti che indossava dedusse che si trattava del Gran Maestro Templare.

“Non doveva affrontarlo così! Cosa è successo?!” pensò Aveline che rimase immobile ad osservare il combattimento. Poi durante il loro scontro Connor e il Gran Maestro sparirono dalla sua vista all’interno dello scavo, seguiti poco dopo da alcune guardie.

“Dio mio è in trappola…” si allarmò Aveline. Sentì la paura aumentare fino a che non ce la fece più a restare a guardare.

Estratte alcune bombe fumogene dalla cintura e iniziò a correre verso la miniera. Arrivò all’entrata dello scavo e senza pensarci due volte si infilò dentro: la miniera era ormai vuota, sentiva solo in lontananza i suoni dello scontro e sapeva che se non fosse successo qualcosa in grado di togliere Connor dalla condizione di inferiorità numerica, la situazione non sarebbe finita bene.