<<Non voglio essere assolutamente un peso, ti ho già recato abbastanza disturbo…>>

Finalmente Connor cambiò posizione e si avvicinò: <<Non essere sciocca. Ti ho già detto che non sei di alcun disturbo. Dammi solo il tempo di mettere insieme le cose e ti faccio sapere, ok?>> La sua espressione era cambiata, adesso era meno dura, il suo sguardo era più dolce come quello della sera prima.

<<Ti ringrazio davvero, ma non sentirti obbligato per nessun motivo. Io in qualche modo mi organizzerò…>> Connor si avvicinò ancora e le sfiorò la guancia con l’indice della mano destra sorridendole. Aveline rimase senza parole e iniziò ad avere il battito accelerato: nel momento in cui lui le sfiorò il viso, avvertì un brivido di piacere lungo la schiena. Non riusciva a togliere gli occhi dalle sue labbra. Anche lui le stava fissando la bocca. Ormai era chiaro ad entrambi che si desideravano. Dopo pochi secondi Connor si avviò verso il corridoio dicendole: <<Vado a farmi un bagno. Ci vediamo a cena>> Detto questo si allontanò e andò nell’altra stanza.

Adesso Aveline non sapeva davvero cosa pensare: aveva appena avuto conferma che Connor provava interesse per lei. Decise di andare in bagno a darsi una rifrescata. Entrò e chiuse la porta a chiave, si appoggiò al lavandino guardandosi allo specchio: non sapeva se essere felice o no per ciò che era appena successo. Decise quindi di non pensarci per il momento e di vedere come si sarebbe evoluta la situazione. Si lavò il viso con l’acqua fresca e si asciugò con un morbido asciugamano bianco che sapeva di pulito.

Si diresse quindi verso la sala da pranzo e trovò Maria ad apparecchiare: <<Buonasera Maria. Posso dare una mano?>>

<<Ciao Aveline. Ti ringrazio cara, ho già quasi finito, mancano solo acqua e vino>>

Aveline si sedette al suo posto in attesa che arrivassero anche gli altri. Dopo qualche minuto Patience entrò: <<Già a tavola?>> Chiese stupita. <<Di solito arrivi sempre per ultima>>

<<Stavolta ti ho battuta. Com’è andato l’addestramento oggi?>>

<<Direi più che bene. La parte di studio è noiosa, ma il combattimento mi ha divertita un sacco. Spero di poterlo sfidare e di batterlo prima o poi. Infondo l’ho già steso una volta>>

Disse addentando la fetta di pane che aveva davanti al piatto.

<<Se fossi in te non mi vanterei di una cosa simile. E poi mettere a tappeto qualcuno a tradimento non significa…>>

<<Perché lo difendi così tanto?…>> Patience la guardò con malizia

<<Falla finita. Ad ogni modo hai ancora molta strada da fare prima di poter pensare di affrontare un Maestro, non credi? Ti stai allenando solo da due giorni>>

<<Vero, ma imparo in fretta>> Rispose Patience con la bocca piena.

Finalmente arrivò anche Connor che si mise al suo posto a capotavola e poco dopo Maria iniziò a servire la cena. Parlarono del più e del meno, poi Connor si mise a parlare dell’Aquila e della sua storia. Aveline scoprì che il nonno di Connor prima di diventare un Assassino fu un temuto e rispettato pirata, perciò suo nipote aveva nel sangue la stoffa del capitano. Era sempre più incuriosita dalla sua persona e avrebbe potuto rimanere ad ascoltarlo per ore.

Quando ebbero finito di cenare, Aveline decise che sarebbe stato meglio chiarire la situazione con Connor; avrebbe rischiato una brutta figura pur di non illuderlo di avere una possibilità con lei.

<<Connor, avrei bisogno di parlarti in privato>> Disse mentre uscivano dalla stanza. <<Certo, andiamo qui fuori in veranda>>

<<Ragazzi io sono stanca. Vado a dormire. Ci vediamo domattina>> avvisò Patience dirigendosi verso le scale.

Aveline e Connor uscirono e si diressero verso la veranda. Si appoggiarono tutti e due al recinto rimanendo per qualche secondo in silenzio. Poi Aveline si decise a parlare, quindi si scostò e si girò verso di lui. Stava per iniziare il discorso quando iniziò a sentire il suo cuore accelerare. Lui la stava guardando per cercare di capire cosa voleva dirgli: <<Va tutto bene?>> Chiese Connor con aria un po’ preoccupata.

Aveline cercò di iniziare a parlare guardando per terra e gesticolando con la mano sinistra:<<Si, è tutto a posto. Volevo solo… insomma ho notato alcune cose….e io….ecco…non so come dirlo…sto balbettando…>>

Connor sorrise e Aveline smise di guardare il pavimento. Più lo guardava e più le mancavano le parole: i suoi occhi cosí penetranti e quel suo sorriso la lasciavano senza fiato. Si rese conto che per quanto fosse sbagliato, si stava innamorando di lui. Lo desiderava dal primo giorno che si erano incontrati e adesso era pronta ad ammetterlo.

Connor le prese la mano e la avvicinò a sé, fino a quando non si trovarono l’uno a pochi centimetro dall’altra.

<<Guarda che ho già capito che cosa vuoi dirmi. Non c’è bisogno che tu aggiunga altro>>

Le mise una mano dietro al collo e l’altra dietro alla schiena, avvicinandola ancora di più a sé, senza togliere gli occhi dalle sue labbra. Poi le sussurrò dolcemente: <<È tutto a posto…>>

Finalmente la baciò: un bacio delicato, ma intenso, di quelli che vorresti non finissero mai e che ti lasciano senza fiato. Aveline gli mise il braccio sinistro attorno al collo: il mondo ad un tratto si fermò e tutto intorno a loro sparì. Le loro lingue si accarezzavano, si sfioravano, lentamente, trasmettendo il desiderio che ardeva dentro entrambi e che almeno in parte finalmente avevano liberato. Poi si staccarono e si guardarono dolcemente rimanendo abbracciati per qualche secondo. Connor la fissava intensamente sorridendole. La baciò ancora stringendola a sé, facendo attenzione a non farle male al braccio. Le accarezzo le labbra con la punta dell’indice e poi posò le mani attorno ai suoi fianchi.

<<Non sai da quanto tempo sognavo di poterti baciare…>> Le disse accarezzandole dolcemente il volto. Aveline chiuse gli occhi e appoggiò la mano sulla sua. La baciò ancora una volta, spostandosi poi dalla bocca alla guancia, scendendo lentamente sul collo. Baci lenti e dolci, ma che facevano aumentare sempre di più il loro desiderio. La abbracciò e rimasero cosí per diversi secondi. Avrebbe voluto che quel momento non finisse mai. Aveline non sbagliava: le sue spalle cosí larghe e le sue braccia così grandi e forti la fecero sentire protetta e al sicuro, come mai con nessun altro.