Aveline entrò in sala, ma questa volta Connor non era ancora arrivato. Si sedette al suo posto a tavola e si mise ad aspettarlo. Mentre attendeva che arrivasse, ripensò alle parole di Patience e a quanto si fosse rivelata saggia, nonostante la giovane età. Si rese conto che da quando era entrata a far parte della sua vita, tutto era cambiato. Evidentemente era destino che andasse così, che quel giorno Connor decidesse di scrivere proprio a lei per farsi aiutare. Ed era destino che quell’orso la attaccasse per farla restare più a lungo alla tenuta: durante la sua permanenza infatti aveva avuto modo di capire davvero cosa volesse, ma soprattutto chi volesse.

In quel momento Connor entrò nella stanza e la salutò: <<Ciao>>.

<<Ciao Connor>> Ricambiò Aveline. <<È da molto che aspetti?>> Le chiese mentre si chinava per darle un bacio sulla fronte. <<No, tranquillo>>

<<Tutto bene?>> Le domandò.

<<Si si. Non vedevo l’ora che arrivassi… mi sei mancato>>. Connor le prese la mano e la baciò con galanteria. <<Anche tu mi sei mancata. Ci tenevo a dirti che ieri sera è stato uno dei momenti più belli della mia vita. Non mi sono mai sentito così bene, Aveline. Mi dispiace di averti lasciata sola senza dirti nulla. Dormivi così profondamente che non ho voluto svegliarti>>

Aveline gli accarezzò il volto e lui appoggiò la mano sulla sua e la guardò dolcemente. <<Cosa mi stai facendo?>> Le domandò con un mezzo sorriso. <<Quello che tu stai facendo a me suppongo>> Rispose lei sorridendo.

<<Per quanto mi rattristi, dobbiamo parlare di noi, di cosa faremo dopo che ti avrò riaccompagnata a New Orleans>>

Aveline si incupì al pensiero di dover affrontare quell’argomento: <<Si, è vero… >>

<<Io non voglio perderti. Adesso che ti ho trovata non voglio più lasciarti…>>

Le disse tenendole la mano. <<Neanche io voglio perderti, Connor. Ma devo tornare a casa. Lì ho delle responsabilità che ho lasciato tutte in mano a Gérald>>

<<Sarebbe il tuo informatore, giusto?>>

<<Si… Anche se è molto più di questo. Voglio dire… Lui era il responsabile della contabilità e del magazzino nell’azienda di mio padre. Quindi ha un ruolo fondamentale per la mia attività>>

<<Capisco… allora come possiamo fare?>>

Aveline rimase qualche istante a pensare fissando il tavolo. Poi gli disse:

<<Non preoccuparti, troveremo una soluzione. C’è ancora tempo prima di arrivare a New Orleans>>

<<Va bene, ci penseremo>>

Trascorsero il resto della serata parlando e decisero che il pomeriggio seguente sarebbero andati insieme a fare un giro nel villaggio vicino alla tenuta, approfittando del momento libero di Connor e Patience. Dopo essersi dati la buonanotte quindi si congedarono ognuno nella propria stanza.

Al mattino, dopo colazione, Aveline tornò fuori ad allenarsi, per non restare altro tempo chiusa in casa nonostante l’aria fosse sempre più fredda. Fece una corsetta per riscaldarsi, e decise di andare un po’ più lontano dell’ultima volta, e di raggiungere la cima di una rupe che aveva avvistato in lontananza.

Iniziò la scalata, rendendosi conto di essere più lenta del normale, un po’ per la perdita di tono muscolare dovuta alla scarsa attività degli ultimi tempi, un po’ per la rigidità e il dolore che sentiva nel braccio destro. Arrivata all’incirca a metà della parete temette di non riuscire ad arrivare in cima, ma non aveva altra scelta: era troppo in alto per scendere senza rischiare di cadere, ma anche molto distante dal suo obbiettivo. Si pentì di aver tentato un’impresa del genere, ma cercò di fare violenza su se stessa e di spingere forte per arrivare il più velocemente possibile in cima. Se fosse caduta da quell’altezza avrebbe potuto morire, o ferirsi gravemente e irrimediabilmente. All’improvviso il braccio destro cedette come l’ultima volta facendola scivolare: prontamente si aggrappò ad una sporgenza, rimanendo appesa con il sinistro: le dita le sanguinavano per la pressione che stava esercitando sulla mano per reggersi. Con uno sforzo immane riuscì a riprendere la scalata, cercando di concentrare le forze sul braccio sinistro.

Dopo diversi minuti raggiunse la cima: si accasciò a terra con il fiatone e le punte delle dita di entrambe le mani sanguinanti. Dopo qualche istante si mise a sedere e iniziò a riprendere fiato. Pensò di aver avuto una pessima idea e che era una fortuna che non fosse caduta. Osservò le dita sporche di terra e sangue e scosse la testa: sarebbe mai riuscita a tornare quella di prima? Era solo questione di tornare in forma?

Accanto a lei si trovava il tronco di un albero caduto che sporgeva di diversi metri sul vuoto. In fondo al tronco notò un nido e un’aquila pronta a spiccare il volo: si alzò e salì sul tronco acquattandosi e procedendo con cautela verso la fine. L’aquila volò via non appena Aveline raggiunse il termine dell’albero. Si soffermò ad osservare il paesaggio circostante e dopo qualche istante saltò, atterrando in un cumulo di foglie secche non troppo distante dal punto in cui aveva iniziato la sua scalata. Balzò fuori e scosse le foglie e i rametti dai suoi vestiti e dalle trecce. Si toccò i bracciali e controllò le cinture e le fondine per assicurarsi che tutto fosse al suo posto. Visto quello che le era successo decise di tornare a casa e di farsi un bagno.

Dopo pranzo Aveline e Connor si recarono nel villaggio della tenuta insieme: Patience come promesso da Connor aveva il pomeriggio libero, così loro ne approfittarono per trascorrere del tempo insieme fuori dalle quattro mura di casa. Giunti all’inizio del villaggio incontrarono alcuni abitanti che Connor sembrava conoscere molto bene. Li salutò amichevolmente e si mise a parlare con loro del più e del meno: erano tre uomini barbuti e con le braccia irsute, ma muscolose; da quello che riuscì a capire Aveline si trattava di due taglialegna di nome Terry e Godfrey, e di un falegname di nome Lance.

<<Allora? Come state?>> Domandò cordialmente Connor ai tre.

<<Tutto bene grazie>> Rispose Lance.

<<Gli affari vanno a gonfie vele da un po’ di tempo>> Continuò Terry <<Da quando il villaggio si è ingrandito c’è molto lavoro>>

<<Mi fa davvero molto piacere>> Rispose Connor compiaciuto.

Aveline li ascoltava parlare dei loro affari e delle loro faccende private come dei vecchi amici seduti al tavolino di una locanda.

<<Ma chi è questa graziosa signorina che è qui con te?>> Chiese Terry sorridendo ad Aveline.

<<Oh, giusto non ve l’ho ancora presentata: lei è Aveline, una mia cara amica, ospite alla tenuta>> Rispose Connor indicandola con la mano

<<Tanto piacere>> Rispose gentilmente Aveline, stringendo la mano a tutti. Si sentì subito come a casa; era come se conoscesse tutti da sempre e infatti iniziò a parlare di se’ e della sua esperienza alla tenuta.

Dopo un po’ si salutarono e lei e Connor proseguirono attraversando il villaggio lungo il sentiero: ogni tanto qualcuno si fermava e lo salutava calorosamente, chiedendo poco dopo informazioni su chi fosse Aveline. Così ebbe l’occasione di presentarsi e di conoscere diverse persone. La sarta addirittura le disse che stava indossando uno dei suoi abiti più belli: benché non amasse vestire con abiti succinti, gonne e merletti, ormai era affezionata a quel vestito blu dai decori bianchi floreali.

Giunsero fuori dal villaggio  e proseguirono lungo il sentiero. <<Dove mi stai portando?>>

Chiese curiosa Aveline. <<È una sorpresa>> Le rispose sorridendo e prendendola per mano. Fecero una salita piuttosto ripida in mezzo a due pareti rocciose e arrivati in cima girarono a destra. Proseguirono fuori dal sentiero per diversi metri e superarono un gruppo di alberi, trovandosi in uno spiazzo in cima ad un burrone, che si affacciava sulla valle.

<<Eccoci>> Disse Connor. Aveline rimase a bocca aperta: aveva già avuto occasione di osservare la valle dall’alto, ma mai da quell’altezza o da quella distanza. La vista era mozzafiato, grazie anche ai colori del cielo che tendevano a giallo e arancione, dipingendo anche le nuvole all’orizzonte.

<<Wow! Connor, è magnifico!>> Esclamò facendo qualche passo avanti.

Connor si avvicinò e la prese da dietro, appoggiandole le mani sul ventre e baciandola dolcemente sul collo. <<Sono contento che ti piaccia. Se lo vorrai questa sarà la nostra casa>> Disse stringendola a se’. Aveline sorrise e mise le mani sulle sue, rimanendo in silenzio per godersi il momento.